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Una madrelingua inglese a scuola

  In questi ultimi giorni nelle ore di inglese è arrivata la nostra madrelingua per farci imparare meglio l’inglese. La nostra madrelingua si chiama Michelle , vive a Los Angeles in California e per alcune settimane sarà in classe con la professoressa di inglese per aiutarci ad esprimerci ancora meglio in inglese; un insegnante madrelingua ti aiuta a sviluppare una pronuncia corretta. Avere la fortuna di una madrelingua a scuola è importante perchè ci permette di vivere alcuni momenti immaginando di essere in un paese in cui la lingua inglese è la lingua madre.  Ma indipendentemente dall'età o dal livello d'istruzione, la ricerca ci dice anche che confrontarsi con altre lingue è qualcosa che arricchisce sempre: il multilinguismo fa bene, è sano, è un vantaggi o . Da: Modou D. e Adam T.
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Leggetevi forte!

  Oggi giorno 01/04 la 2B e la 2A sono state invitate a scendere in auditorium per una presentazione di libri. Il progetto è intitolato “Leggetevi forte” ed ha come obiettivo quello di sensibilizzare noi ragazzi alla lettura. L'incontro è iniziato alle 9:00 ed è finito alle 10:30. Appena scesi,abbiamo conosciuto un attore della compagnia teatrale Pandemonium che ci ha coinvolto nella sua presentazione. Dopo essersi presentato infatti, ha iniziato a proporci dei libri e ci ha anche letto in modo teatrali delle parti di libro. Tra i volumi suggeriti ricordo: LA BIBLIOTECARIA DI AUSCHWITZ, L’IMPREVEDIBILE VIAGGIO DI COYOTE SUNRISE, IL GIORNO IN CUI LA GUERRA FINÌ, COSÌ IMPARATE A USCIRE DI NOTTE, IL CODICE SEGRETO DI LEONARDO, SEVEN GHOSTS e molti altri. L’attore era molto bravo a drammatizzare i libri, in alcune situazioni ci ha anche spaventato quando alzava la voce per immedesimarsi in alcuni personaggi.  Grazie al fatto che lui aveva letto quasi tutti i libri proposti, abbiam...

Graffitari in azione

    In questo articolo raccontiamo l'avventura di creare un graffito, vissuta dalle classi seconde. Questo progetto ci è stato presentato da William, un graffitaro esperto di Bergamo. Le prime due lezioni sono state di introduzione all’argomento dei graffiti, ci ha spiegato le fondamenta per sapere un pò di più sui graffiti: Legali e non legali, come fare un graffito… Il tema che abbiamo deciso di rappresentare  riguarda il celebre cartone Alvin and the Chipmunk e la nostra scuola. Poi invece abbiamo fatto 4 lezioni per classe dove facevamo il graffito. Nella prima lezione ci ha rinfrescato le idee sui graffiti, e ci ha fatto iniziare il lavoro. Ci ha spiegato che prima di tutto bisogna riverniciare il muro, poi disegnare una griglia così da essere più precisi nelle figure. Dopo si disegna una bozza sul muro, che poi si ripassa con i colori finali.  Nella seconda lezione abbiamo continuato e cominciato a colorare le figure. Ci ha insegnato che la bomboletta va tenuta...

Corso di tiro con l'arco

Durante il mese di marzo le professoresse di educazione fisica hanno aderito per le classi prime ad un progetto di tiro con l’arco;  il mini corso è composto da tre lezioni. L’esperto di tiro con l’arco ci ha insegnato i passaggi da effettuare per scoccare una freccia. La prima lezione è stato un momento di emozione per molti ragazzi, i quali avevano ansia di prendere in mano l’arco e la freccia. L’istruttore si è rivelato simpatico e divertente sin dal primo minuto;  i ragazzi sono rimasti stupiti dalla concentrazione necessaria per fare centro, l’arco era enorme e molti sono riusciti a malapena a prenderlo in mano. Molti ragazzi pensavano che il tiro con l’arco fosse uno sport molto facile, ma in realtà si sono sbagliati: per tenere l’arco bisogna girarsi a destra e guardare il bersaglio con l’arco appoggiato sul piede sinistro, una volta incoccata la freccia in quella posizione, l’arco lo si impugna con la mano sinistra e la corda si tende con tre dita; successivamente, si ...

Polonia: il nostro vissuto

  POLONIA Una visita toccante nei luoghi della memoria Auschwitz e Birkenau Il 10 e 11 Marzo i vincitori del concorso Shoah Next Generation di cui vi abbiamo già parlato hanno fatto un viaggio in Polonia e hanno visitato Auschwitz e Birkenau. Io e Ashmeet Kaur che stiamo ora scrivendo l’articolo siamo due delle vincitrici della scuola di Urgnano insieme a Ginevra Avogadri, Barbara Gritti, Giorgio Catti, Mattia Parachini, Beatrice Bergamini, Mattia Ferrari, Nicole Bellometti , Simone Rossi, Rebecca Martinoli e Ramon Salvetti. Ci hanno accompagnato in questa avventura le  prof Roberta Del Carro e  Mariangela Faletti e la D.S. Valeria Cattaneo. Con noi c’erano anche  altre scuole (Stezzano, Grassobbio e Azzano), accompagnati dai loro prof. La giornata è iniziata con la mostra creata dal deportato: Marian Kolodziej, prigioniero numero 432 che intitolò la mostra: Negativi della memoria. Una ci ha spiegato i suoi quadri ed è stato molto toccante. Il pomeriggio siamo andati...

Shoah next generation: la parola degli elaborati vincitori, redattori della "Voce del Campus"

La scatola del passato Perchè ho scelto di fare una scatola come “plastico” ?  Ho deciso di usare una scatola perché simboleggia la memoria e il legame tra il passato e il presente. Mi piace l’idea che questa scatola possa contenere ricordi dimenticati, frammenti di storie che non vogliamo perdere. Quello che c’è dentro rappresenta la vita delle persone che non ci sono più, ma che continueranno a vivere nei nostri cuori e nella nostra memoria.  Ora vi spiego il significato di ogni oggetto dentro e fuori dalla scatola:  La scatola: La scatola rappresenta la memoria, come se fosse un contenitore dove mettiamo dentro tutto ciò che dobbiamo ricordare .È importante non  dimenticare mai quello che è successo durante la Shoah.  Il fiocco sul coperchio: Ho messo un fiocco sul coperchio come segno di rispetto. È un piccolo gesto che rappresenta il nostro impegno a non dimenticare le vittime e a ricordarle sempre.  La lettera: La lettera che ho scritto è un pensiero ...

Il silenzio e la voglia di urlare al mondo questa tragedia

  Durante questo momento conclusivo del nostro anno, voglio raccontare a tutti voi un ricordo che rimarrà sempre nella mia memoria. Qualche mese fa, precisamente il 10 e l’11 marzo ho avuto l'opportunità di vivere un’esperienza toccante, ma allo stesso tempo molto interessante. Ho vissuto un viaggio verso la Polonia insieme ad alcuni compagni della mia scuola, dove ho visitato i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.  Durante la visita ho provato delle sensazioni che non sono semplici da spiegare: all'inizio in realtà non capivo bene dove stessi entrando e cosa stessi osservando, devo ammettere che c’è voluto un po’ di tempo per capire che mi stavo addentrando in un luogo dove delle persone che erano entrate non erano più uscite.  Avevo dei brividi, nonostante avessi dei vestiti caldi addosso, un giubbotto pesante e delle scarpe e pensare che in quel luogo le persone camminavano spesso a piedi scalzi e con dei vestiti rotti e troppo leggeri per combattere il gel...