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Il silenzio e la voglia di urlare al mondo questa tragedia

 Durante questo momento conclusivo del nostro anno, voglio raccontare a tutti voi un ricordo che rimarrà sempre nella mia memoria. Qualche mese fa, precisamente il 10 e l’11 marzo ho avuto l'opportunità di vivere un’esperienza toccante, ma allo stesso tempo molto interessante.

Ho vissuto un viaggio verso la Polonia insieme ad alcuni compagni della mia scuola, dove ho visitato i campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau. 

Durante la visita ho provato delle sensazioni che non sono semplici da spiegare: all'inizio in realtà non capivo bene dove stessi entrando e cosa stessi osservando, devo ammettere che c’è voluto un po’ di tempo per capire che mi stavo addentrando in un luogo dove delle persone che erano entrate non erano più uscite.  Avevo dei brividi, nonostante avessi dei vestiti caldi addosso, un giubbotto pesante e delle scarpe e pensare che in quel luogo le persone camminavano spesso a piedi scalzi e con dei vestiti rotti e troppo leggeri per combattere il gelo, mi faceva ancora più rabbrividire. Più camminavo in quel posto, più mi rendevo conto della gravità dell’accaduto. I fili spinati non finivano mai e circondavano ogni muro e ogni angolo.



Una delle cose che mi ha colpito di più è stato vedere le scarpe, i capelli e le valigie appartenenti alle persone che pensavano di partire sicuramente per un luogo migliore. Per alcuni potrebbero sembrare insignificanti, ma vi assicuro che tutti questi oggetti ammucchiati su alte pile, parlavano da soli, come se raccontassero le storie di tutte quelle persone. Non riuscivo a smettere di pensare che, nonostante tutto, alcune persone erano riuscite a sopravvivere in condizioni così disumane, i più fortunati sono riusciti a dare testimonianza della loro esperienza.



Questa visita infatti mi ha fatto riflettere su quanto sia importante la memoria e quanto sia importante cercare di portare a tutti quello che è successo per far sì che questa tragedia non riaccada mai più.



Nei campi c’era silenzio, il silenzio che teneva tutto nascosto al resto del mondo, il silenzio delle persone che vivevano in condizioni disumane, il silenzio di chi obbediva e non poteva contraddire e infine il silenzio di chi moriva senza ragione. In quel silenzio però c’era una voce soffusa che per fortuna è riuscita a farsi sentire e che racconta a tutti noi la verità di ciò che è accaduto.



Sicuramente in questo viaggio ho provato molte emozioni negative, ma anche emozioni positive. Infatti ho avuto la possibilità di vivere questo viaggio con delle persone che ho scoperto essere davvero speciali e ora sono diventate delle amiche speciali a cui tengo tantissimo e a cui voglio molto bene. Inoltre, in questo viaggio ho collezionato dei ricordi molto forti e alcuni più leggeri dovuti a qualche momento di spensieratezza con le mie nuove compagne di viaggio, ma tutti importanti, che hanno reso questa esperienza unica in tutti i sensi.

Sono molto grata alla mia scuola di aver avuto questa possibilità e spero che anche altri la possano vivere.



Ginevra Avogadri


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