Oggi sabato 23 marzo il nostro Paese si è riempito di tanti visitatori che con interesse e ammirazione sono venuti a visitare i tesori del nostro Paese:
La chiesetta della Santa Trinità
Ecco come noi "Apprendisti Ciceroni" dell'IC di Urgnano abbiamo raccontato questa nostra speciale chiesetta, la copia dei poveri della Cappella Sistina.
Questa chiesa, dedicata alla Santissima Trinità, sorge all’esterno dell’antica cerchia murata di Urgnano. Si tratta di un piccolo edificio del 1400, appena fuori le mura di Urgnano, che un tempo era posto in aperta campagna all’incrocio tra due strade di grande importanza e molto battute: l’antica strada romana chiamata “Francesca” e la Cremasca.
La via “Francesca” risalirebbe al II secolo a.C. e su di essa è ricalcata la viabilità moderna. Oggi, infatti, la “Provinciale 122 Francesca” è stata costruita seguendo il percorso dell’antica strada. Il nome della strada sembra venga dal popolo dei Franchi, che ripristinarono questa antica via romana. Si narra inoltre che, nell’ 875, sia stata utilizzata per portare da Brescia a Milano il corpo dell’imperatore Ludovico
II, figlio dell’imperatore Lotario I e bisnipote di Carlo Magno.
La via Cremasca, invece, in origine serviva a collegare Bergamo con la “Strada Regina”, cioè la strada che si percorreva da Milano a Cremona, due città molto potenti.
La chiesa esternamente si presenta con una semplice facciata a capanna e con un cornicione dipinto a circa due terzi della sua altezza. Questo ci fa capire che in origine era molto più bassa e probabilmente aveva un tetto più ampio nella parte anteriore, che fungeva da porticato. Con il rifacimento del tetto, avvenuto nel secolo scorso, si è deciso di innalzare la copertura, modificando così la forma originaria
dell’edificio. Nella parte bassa, invece, potete vedere due ampie finestre in posizione ribassata. Queste rispecchiano le indicazioni costruttive esito del Concilio di Trento (1545) e definite da Carlo Borromeo: le finestre dovevano essere ad altezza uomo, così da rendere visibile il tabernacolo, e dovevano essere chiuse da un'inferriata. In tal modo i contadini, passandole vicino, potevano raccogliersi in preghiera prima e dopo il lavoro nei campi.
Nel complesso la struttura appare semplice e realizzata con materiali di facile reperibilità, come i ciottoli di fiume raccolti nel Serio poco distante e i mattoni.
Addossato al fianco potete notare un campaniletto dalle forme semplici e aggraziate. Ora passiamo agli interni.
L’interno presenta una navata unica che termina in un’abside semicircolare con volta a ombrello. Ciò che colpisce immediatamente sono i vasti dipinti alle pareti, restaurati tra il 1977 e il 1979. Gli affreschi sono stati realizzati dal gruppo Alpini di Urgnano che hanno riportato i dipinti a una maggiore leggibilità grazie alle tecniche di descialbo. La tecnica di descialbo consiste infatti nella rimozione degli strati superficiali di pittura o intonaco per far riemergere il colore originale.
Se osservate questi affreschi, potrete notare che essi ricoprono interamente le pareti. Proprio per questo la Chiesetta della Santissima Trinità è stata ribattezzata la “Piccola Sistina”. Qualche storico locale ha fantasticato sull’origine delle pitture, fino a creare una vera e propria leggenda. Secondo questa leggenda il conte Gerolamo Albani, committente dell’opera e proprietario della Rocca, si sarebbe recato spesso a Roma; di certo sappiamo che nel 1544 pubblicò un volume in difesa del Papato.
La conoscenza stretta con l’allora papa Paolo III gli avrebbe perciò permesso di ammirare la splendida Cappella Sistina, ultimata da Michelangelo nel 1512. Si può quindi immaginare che il Conte Albani abbia voluto donare agli abitanti di Urgnano una meraviglia simile a quella romana. Per realizzare questo suo sogno, fece costruire una chiesetta di piccole dimensioni - la Santissima Trinità, appunto - affidando l’incarico di decorare le pareti a un unico artista, Cristoforo Baschenis il vecchio e alla sua bottega, nel 1576.
I Baschenis erano una famiglia originaria della Valle Averara, più precisamente della frazione di Colla nel comune di Santa Brigida, in provincia di Bergamo. La famiglia è un interessante esempio di bottega di frescanti che si è tramandata per secoli il mestiere, di padre in figlio. Essi utilizzavano abilmente la tecnica dell'affresco e sapevano dipingere anche grandi superfici, raccontando storie in sequenza. Gli affreschi erano accompagnati a volte da scritte in lingua volgare, importanti per facilitare la comprensione da parte dei fedeli.
I Baschenis per 2 secoli, dal 1400 al 1600, disseminarono opere in palazzi e chiese nelle valli bergamasche e trentine. La maggior parte della loro produzione artistica è di soggetto sacro, con l’intento di realizzare immagini che fossero di facile lettura e interpretazione da parte del popolo. La famiglia si divide in due distinte dinastie di pittori: quella dei Lanfranco e quella dei Cristoforo.
Antonio Baschenis risulta essere il primo della famiglia dei Baschenis a operare anche in Trentino, a partire almeno dal 1461. I successivi rappresentanti dellafamiglia, a partire da Cristoforo Baschenis il Vecchio (1520 c.a. - 1613 circa), tennero bottega a Bergamo. Dei Baschenis sono da ricordare il ciclo di affreschi con le Storie di San Bernardino (1564) a Lallio, nella chiesa dedicata al santo; le Scene della vita di San Giovanni Battista nella chiesa di San Giovanni, a Cusio; il tramezzo affrescato della Chiesa dell'Incoronata a Martinengo. L'ultimo e più famoso discendente della dinastia dei Cristoforo fu Evaristo Baschenis (1617-1677). Egli non seguì la tradizione di famiglia poiché si dedicò alla pittura a olio di nature morte. Celebri sono le sue tele dedicate alla raffigurazione di strumenti musicali, essi spiccano per la cura dei dettagli e l'assoluto rigore prospettico.
Torniamo ora alla chiesa, gli affreschi che state ammirando si possono considerare una vera e propria “Bibbia dei poveri” poiché i cicli di affreschi avevano una funzione didattica. Dato che la maggior parte della popolazione dell’epoca era analfabeta, gli affreschi davano la possibilità di conoscere le principali verità della fede cristiana anche a chi non sapeva leggere.
Un primo ciclo di affreschi occupa il presbiterio. Al centro possiamo vedere la Santissima Trinità, opera dei Baschenis.
Questa è rappresentata attraverso il Padre, in alto, che sorregge la croce del Figlio e, tra le loro teste, la colomba che rappresenta lo Spirito Santo.
La Trinità è circondata dai dodici apostoli a gruppi di tre:
● S. Giacomo minore, San Bartolomeo, S. Tommaso
● S. Giacomo maggiore, S. Filippo, S. Pietro
● S. Giovanni, S. Andrea, S. Matteo
● S. Mattia, S. Paolo, S. Simone.
Sul catino absidale con volta a ombrello vi è un affresco del tardo Seicento dov’è raffigurata l’Assunzione di Maria. Questo affresco, così come quelli degli apostoli, è di fine Seicento e copre altri più antichi, realizzati sempre dalla Bottega Baschenis.
L’arco dell’abside rappresenta l’Annunciazione, ed è attribuito a Cristoforo III il vecchio. A sinistra si vede l’Arcangelo Gabriele con un bel mantello rosso, all’interno di un edificio con pilastri decorati in finto marmo. Dalla parte opposta, dietro a una fila di eleganti colonne, vi è Maria inginocchiata mentre medita sulle Sacre Scritture.
Davanti a lei, aguzzando la vista, potete scovare una colomba bianca circondata di luce. Al centro della scena si trova Dio: egli è all’interno di un ampio sole, circondato da cherubini e angeli musicanti con trombe e violini, e allarga le braccia verso Maria per inviarle la colomba dello Spirito Santo. Come potete notare, il volto è lo stesso del padre nella Trinità dell’abside.
Sul lato destro del presbiterio troviamo i patroni di Urgnano, cioè San Nazario e San Celso con la palma del martirio, e al centro un altro santo, forse Sant’Ambrogio.
Questo santo al centro assomiglia molto al Dio Padre rappresentato nella Trinità dell’abside e ciò fa pensare che anche la Trinità sia del Baschenis o della stessa Bottega. Sul lato opposto, invece, è raffigurata al centro la Madonna col Bambino, a sinistra Sant’Antonio Abate, protettore degli animali (si vedono infatti quelle che potrebbero essere delle zampe di cane), e a destra San Sebastiano che protegge dalla peste.
Come si diceva poco fa, la chiesetta è proprio una “Piccola Sistina” e
l’organizzazione degli affreschi lo dimostra: lungo le pareti laterali della navata
troviamo episodi tratti dal Vecchio Testamento e nella controfacciata il Giudizio
Universale, proprio come nella Sistina di Roma.
Qui, però, al posto di Perugino, Botticelli e Michelangelo, abbiamo gli artisti della
bottega Baschenis che vi lavorarono nel 1576.
Lungo la parete destra (dando le spalle all’ingresso), (dall'abside verso
l’ingresso), sono raffigurati episodi della Genesi.
- La creazione di Adamo e del Creato, come vedete molto danneggiata. In primo
piano c’è Dio che tende una mano ad Adamo, sdraiato a terra nel giardino
dell’Eden; sullo sfondo si vede un paesaggio con animali e un laghetto.
- La creazione di Eva, la prima donna, di cui si riesce a scorgere il volto.
- Il peccato originale, in cui si vede Eva porgere la mela ad Adamo, ritratto di
profilo, che afferra il frutto. Sull’albero posto a destra, poi, è raffigurato un curioso
serpente con la testa umana.
- La cacciata dal paradiso Terrestre. Qui si vede un angelo un po’ buffo e dalle
ali multicolori che allontana Adamo ed Eva dal Paradiso Terrestre. Si nota inoltre
che, mentre i due se ne vanno, Adamo prende Eva per i capelli per indicarne la
colpa della cacciata.
Osservando bene tutte e quattro le scene, noterete che lo sfondo è lo stesso: ci
sono lo stesso albero di mele, gli stessi uccelli, le stesse montagne.
Sulla parte sinistra (dando le spalle all’ingresso) (dalla porta verso l’abside) si
trovano quattro affreschi che raccontano, in ordine cronologico-biblico, i fatti narrati
nell’Antico Testamento:
- 1° il sacrificio di Isacco. Al centro è rappresentato Abramo che pone la sua
massiccia mano sulla testa ricciuta del piccolo Isacco; in alto a sinistra c’è un
Angelo cicciottello, basso e coi capelli biondi. L’angelo indossa un bel vestito
verde, ha ali marroncine e ferma la mano destra del profeta Abramo che stringe
una spada;
- 2° la seconda scena è difficile da comprendere. Purtroppo, infatti l’affresco è stato
molto danneggiato dalla pioggia che, per anni, è piovuta dal tetto che si trovava
in pessime condizioni. Si può vedere un uomo seduto su un trono attorniato da
molte persone che ascolta un anziano barbuto alla sua destra, mentre indica
una giovane donna alla sua sinistra. Con questi pochi dati è difficile ricondurre
queste figure a un preciso racconto biblico...non essendo teologi meglio
fermarci qui, che dite?
- 3° in questo riquadro, invece, gli Ebrei adorano il Vitello d’oro. Sullo sfondo si
vede Mosè che riceve da Dio le tavole con i 10 comandamenti. Mosè è posto
sul monte Tabor, mentre Dio è collocato su una nuvola d’oro; Gli Ebrei
indossano dei vestiti tipici del ‘500
- 4° qui, ancora, Mosè porta le tavole. Anche se Mosè non si scorge, perché manca
la parte sinistra del dipinto, si vedono però molte persone. Queste si trovano
davanti a delle tende (presenti anche nel vitello d’oro) e indicano stupite
qualcosa o qualcuno che avanza verso di loro.
LA CONTROFACCIATA
Sulla controfacciata troviamo il grandioso affresco che ritrae il Giudizio
Universale che serviva da monito per le persone che tornavano dall’adorazione.
Al centro si vede Gesù: egli è seduto su un arcobaleno, ciascun piede poggia su
un cherubino (angelo), ha la mano destra alzata (gesto che significa che sta
salvando le anime) e la sinistra abbassata, per condannare invece i peccatori.
Alla sua destra Gesù ha la Madonna e alla sua sinistra San Giovanni Battista,
entrambi inginocchiati.
Sullo sfondo di nubi, si vedono angeli che portano tutti i simboli della Passione: la
corona di spine, la spugna imbevuta di aceto, la croce, la colonna della
flagellazione, la frusta e la lancia.
Intorno al redentore sono dipinte schiere di Santi con l’oggetto del loro martirio o
con i tradizionali elementi simbolici:
Ad esempio:
- da un lato (sinistro), San Pietro (riconoscibile dalle chiavi), gli evangelisti Giovanni
(aquila) e Marco (leone), Santa Lucia (qui rappresentata con gli occhi infilzati sul
punteruolo), Santa Caterina (rappresentata con abiti lussuosi da principessa e
la ruota del martirio); La persona più alta è San Cristoforo protettore dei
viaggiatori in quanto Urgnano era un luogo di passaggio.
- dall’altro lato (destro), San Paolo (con la spada), gli evangelisti Matteo (con
l’Angelo che regge il libro) e Luca (con il bue), Sant’Agata (con i seni sul vassoio)
e Santa Barbara (con la torre in mano).
Sotto questa schiera di Santi, c’è una cortina di nubi, e ancora più sotto si vedono
scene molto inquietanti: un insieme agitato di personaggi.
Sul lato destro della controfacciata si trovano i dannati (tra cui possiamo trovare
anche dei vescovi) che spinti dai demoni entrano nelle fauci di un mostro che
assomiglia ad un grosso pesce con lunghi denti. Questa immagine ricorda quelle
più famose di Bosch. Sopra di loro c’è un angelo che regge il cartiglio con la scritta:
“andate voi maledetti nel fuoco eterno”. Sullo sfondo si vede una cittadina in fiamme.
Spostandosi ancora più a destra, si trova Minosse, re degli Inferi e giudice Eterno,
raffigurato con barba e corona. Egli osserva un dannato che viene messo a testa in
giù e viene calato in un calderone dove già se ne trovano altri.
Sul lato sinistro si trovano, invece, gli eletti: un angelo richiama con la tromba le
anime ed esse volano in cielo solo dopo essere state pesate dall’Arcangelo Michele.
Egli, infatti, fa da giudice e regge una bilancia e ne decide la sorte.
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